The Freeridespirit Snowboard Expedition to Pik Lenin 7134 m - Kirghizistan   
 
Buon Compleanno
di Elena Spalenza.
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  28 luglio 2001

Contrariamente a quanto ci saremmo aspettati, niente oro in bocca, questa mattina. La giornata  pessima. Siamo al campo Tre, a 5350 metri, e non sappiamo se le condizioni meteo ci permetteranno di tornare alla base. Ah, dimenticavo, oggi  il mio compleanno. Certo che, come regalo per questo miei trentun anni, mi aspettavo qualcosa di meglio. Che so, una cena di pesce o una bella festa in discoteca. Scherzo. A esser sincera, trovarmi quass  il regalo pi bello che abbia mai ricevuto. Buon compleanno Elena!

Approfittando di una schiarita riusciamo a incamminarci in direzione del campo Due ove ci attende Emilio. Il maltempo continua per altri due giorni poi, finalmente, torna il sole. Eâ ormai il 31 Luglio, la giornata  bellissima ma la neve fresca  davvero troppa. Dovremo attendere un altro giorno prima che la montagna torni sicura. Lâoscuritˆ che precede lâalba del primo giorno di Agosto ha qualcosa di surreale, un richiamo verso la cima, un energia che guida verso lâobiettivo. Partiamo motivati, non potendo diversamente, a raggiungere in una sola giornata lâultimo campo, a quota 6100. Passando al campo 2 per una sosta e i necessari rifornimenti Emilio preferisce fermarsi. Io e Luca, invece, continuiamo a salire, sotto gli sguardi increduli di un gruppo di italiani. Si chiedono se davvero saremo in grado di affrontare la dura fatica, raggiungendo il campo Tre nonostante la neve alta e lâassenza di tracce. Ci guardiamo negli occhi. Stiamo esagerando? Non serve rispondere, andiamo!

Eâ davvero dura. Specie la salita dellâultimo tratto. I pensieri vanno agli amici rimasti al campo: avevano ragione loro? Aspettare un altro giorno non sarebbe stata una brutta idea. Luca, mi cammina davanti, sembra tranquillo. Il suo passo lento e continuo fa davvero invidia. Mi fermo spesso a riprendere fiato, approfittando delle pause fotografiche per risucchiare le poche energie che ancora mi restano. Finalmente il campo. La fatica, a questo punto, si fa davvero sentire. Specie dopo unâora trascorsa a liberare la tenda sommersa dalla neve. Ci concediamo un breve riposo. Siamo sfiniti; una stanchezza strana, insolita, che scava nel profondo e risucchia energie. A ora di cena, metto a sciogliere neve e preparo una busta di carbonara. Siamo talmente stufi di cibi liofilizzati che non riusciamo nemmeno a distinguerne i sapori; barrette, riso, carne, pasta· tutto  talmente artificiale da sembrare identico.

In questi momenti,  veramente importante stimolarsi a mangiare, reagire alla fatica, muoversi, ridere, pensare al domani· E il domani arriva. Il nostro giorno. La nostra ultima possibilitˆ di tentare lâascesa finale. Partiamo allâalba, lâaria frizzante non invoglia a uscire ma la giornata  splendida. Pochi oggetti indispensabili sono quanto mettiamo nello zaino, preparato calcolando ogni grammo. Il passo, subito lento, mi ricorda che siamo sopra i 6000 metri. Luca, davanti, segna la strada, impone il ritmo; un incedere lento e costante, a passi leggeri. Mi chiedo quali possano essere i suoi pensieri, come si sente, se anche lui prova la mia stessa fatica. Saliamo, poco a poco, senza parlare, guadagnando metri preziosi e immaginando il dopo. Sono stanca, Vorrei tener duro ma la mente, lucida, conferma il venir meno dellâenergia. Sono in riserva. Non ci credo, non voglio crederci. Ma lo spazio tra me e Luca si fa ad ogni passo pi lungo. Lo vedo allontanarsi, percependo nettissima la mancanza di forze. Una sorta di vuoto che disorienta. Si ferma, mi aspetta, mi incita a continuare. Ci provo, ci provo sul serio· ma a un dato punto mente e corpo sembrano prendere strade diverse. Da un lato la voglia di continuare, dallâaltro lâincapacitˆ fisica a farlo. Ci consultiamo. Capisce che non ce la faccio come io percepisco la sua voglia di arrivare. Con le lacrime agli occhi, incredula che il mio corpo possa abbandonarmi in un momento come questo, gli chiedo di proseguire. E lo guardo allontanarsi. Sembra sicuro, come lo sono io, che questa  la sua giornata, il momento giusto per dare senso alla sua fatica. Voltarsi  davvero difficile;  lâattimo in cui prendo atto della sconfitta, il momento in cui capisco che lâavventura  finita. Non ci saranno altre possibilitˆ. Scendo verso il campo Tre, con gli sci ai piedi, cercando di dosare le ultime energie. Una curva·, unâaltra·, unâaltra ancora. Finalmente la tenda! Il mio pensiero  ancora lˆ, nel punto in cui ho gettato la spugna, ma lo sguardo segue curioso lâascesa del mio compagno che lentamente scompare alla vista.

Non rimane che aspettare; unâattesa piena di speranza, la certezza assoluta della sua conquista.

Alle 6 del pomeriggio, il sole ancora alto, il cielo dâuna limpidezza che ha del surreale, vedo sbucare un puntino sullâultimo risalto di cresta. E lui! Assieme a tutti i presenti seguo la sua discesa. Gli vado incontro. E finalmente lo riabbraccio. é proprio in quellâistante esatto che lâidea della sconfitta svanisce. Insieme alle lacrime, liberatorie, che suggellano la condivisione di un momento unico; una conquista che ora sento anche mia. Negli ultimi metri che separano dalla tenda ci accompagna un silenzio diverso. Nel suo sguardo, segnato dalla fatica, un sorriso di gioia. Stringo gelosa la pietra che ha raccolto per me sulla cima, sicurissima che sarˆ testimone, per sempre, di un momento assolutamente speciale.

Ultimo aggiornamento
24.02.2002
ore 22.40

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Elena Spalenza verso il C2

In discesa dal C3
 
Studiando la parete

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04.08.2001
Pik Lenin Base camp.
"Missione Compiuta"


Emilio Previtali   [165kb]




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Skiing The Pik Lenin. Sullo sfondo la Nord.  [Foto Luca Dalla Palma]
Elena parte per il suo tentativo alla cima [Foto Luca Dalla Palma]
Compagni di Merende