The Freeridespirit Snowboard Expedition to Pik Lenin 7134 m - Kirghizistan   
 
7125 metri - ore 13.34
di Emilio Previtali.
 Slide Show [Go]

 English Resume [Go]


  Links

 

  3 Agosto 2001

Se c⏠un Dio del Freerider, spero che ora sappia ascoltare le mie preghiere. Eâ la quarta volta che scollinando dietro questi dossi infiniti verso la vetta del Pik Lenin mi illudo di essere finalmente in cima. Prego che dietro questo dosso non ci sia niente altro che discesa verso tutte le direzioni. Lo spero con tutte le mie forze. Lo voglio. Il vento ed il freddo mi massacrano da questa mattina alle cinque e mezzo, la tavola da snowboard che porto in spalla sbatte e ribatte continuamente contro di me, non so se resisterei al contraccolpo psicologico di capire di non essere ancora in cima. Mentre  salgo in groppa al dosso che ho di fronte, per scaramanzia tengo lo sguardo fisso sulla punta dei miei ramponi, avanzo come un automa appoggiandomi ai bastoni. Alzo lo sguardo e ci sono! Merda, ci sono per davvero! La cima! C⏠un uomo per terra abbracciato al mucchio di sassi che segna la vetta. Prima di riuscire ad essere felice, mentre mi levo lo zaino, lo guardo bene. Eâ immobile, paurosamente immobile. Una scarica di adrenalina si diffonde nel mio petto come una fiammata che ti brucia dentro e risale fino in gola. ...azzo, mica sarˆ morto sto qui? Sposto il cappuccio del duvet dalla sua faccia, ed oltre la lente scura della maschera vedo il suo sguardo fisso nel vuoto. Lâespressione dei suoi occhi sembra quella di una triglia pronta per entrare in padella. La sua bocca bavosa disegna una contorta e poco rassicurante smorfia di fatica. Nella mia mente sta per affacciarsi il caos, comincio a pensare cosa fare l“ in cima, a 7134 metri di quota, con un uomo in difficoltˆ. Siamo cos“ lontano da tutto e da tutti. Proprio mentre mi chiedo se sia vivo o morto, dalla sua bocca esce uno scombinatissimo ăI have got the summit, summitä. Poi si rialza in piedi e ciondola come uno zombi verso di me. Mi toglie la macchina fotografica dal collo e mi scatta qualche foto ricordo. Penso che il mondo  strano ed  pieno di gente che fa di tutto per lasciare le penne in cima ad una montagna . Mentre comincio a prepararmi per la discesa in snowboard dalla nord, ho la sensazione che il signore che mi sta di fronte, rinvenuto dal suo trance come per miracolo, stia pensando la stessa cosa di me. ăAre you crazy? The north face is not possible in snowboard! You have to came down with us, soon as possible!ä Che cavolo vuole mi chiedo, era morto fino a un minuto fa e adesso si mette dispensare consigli! Risparmiando il fiato per le risposte, continuo a prepararmi levandomi i ghettoni ed incamminandomi verso la cresta est, da dove inizia un canale indicato dalle relazioni che porta  allâ ingresso della parete. Il signore e gli altri tre summiter della giornata mi guardano come se quelli fossero gli ultimi cinque minuti della mia vita, sono certi che scendere in snowboard dalla nord sia una pazzia. Mentre comincio a snowboardare rimanendo in cresta, mi imbatto in una lapide commemorativa scritta in cirillico e in quattro bulloni spezzati ancorati nella roccia. Forse questo  il punto in cui, tanti anni fa, câera il mezzo busto di Lenin. So che ora  stato lanciato gi per la parete nord, do un occhiata sotto. Del mezzo busto ovviamente nessuna traccia, in compenso vedo di fronte una fantastica linea che parte proprio dalla zona pi alta della parete. La cima vera rimane qualche metro dietro, ma quello  il vertice della parete. Il punto pi bello, quello che ho guardato per giorni interi dal campo 1. Decido di risalire ancora in punta e di scendere per quella linea incredibile. Ancora mezzâora buona in salita. Sono esaltato dellâidea che ci sia una possibilitˆ di entrare nella parete proprio dal punto pi alto, tracciando una via nuova. La prima sezione  ripida ed esposta, piena di sassi e con la neve indurita dal vento. Guardando da sotto la piramide rocciosa sommatale sembrava un sassolino, ma saranno almeno trecento metri di dislivello buoni con una pendenza a 50Ą. In effetti dal campo uno la montagna sembra molto pi docile, probabilmente perchŽ lo sguardo verso la cima corre parallelo alla parete, ed allora  difficile apprezzare le vera dimensioni. Io, mentre ci sono dentro,  ne apprezzo la maestosa grandiositˆ. Mi sento veramente piccolo, tutto intorno appare smisuratamente grande. I seracchi, i buchi che devo evitare, il dislivello che ho di fronte! Sono solo, io e la mia tavola. Solo io e la mia paura di fare qualcosa che non vˆ. Per un ora, tra i 7134 metri della vetta ed i 4300 del campo 2, esisto solo io su questo mondo. Io e le mie paure. Io ed il mio sogno. Io e la parte di me pi vigliacco che avrebbe voluto accontentarsi e ri-discendere dalla normale. Non date retta a chi vi dice che ci sono montagne facili e montagne difficili. Le difficoltˆ sono dentro di noi, il facile od il difficile un punto di vista relativo.  La questione  sapersi spingere avanti, verso il proprio ăioä assoluto. Trovate il vostro Pik Lenin e giocate la vostra partita, fare snowboard  solamente una scusa per complicare un poâ la vita  ·

Ultimo aggiornamento
24.02.2002
ore 22.40

2002 ©  freeridespirit.com





Emilio Previtali Taleban Style

Acqua bollente 
 
Verso il C2 

you need Realplayer

04.08.2001
Pik Lenin Base camp.
"Missione Compiuta"


Emilio Previtali   [165kb]




Gear

Board
Boots & Overboots
Ramponi
Altimetro
Abbigliamento

 

 

Scrivi a Emilio Previtali
emilio@freeridespirit.com
  

 
  
 
Links 

www.everestnews.com (U.S.A)
www.planetmountain.com  (Italy)
www.barrabes.com (Spain)
www.desnivel.com (Spain)
   


press can get news and photos sending a message to :
emilio@freeridespirit.com
Emilio Previtali
mob: 0039 335 6243916
fax: 0039 035 302693




.

Discesa dalla Nord  [Foto Jan Pala]
Avvicinamento  [Foto Luca Dalla Palma]